Rutelli: “Saremo alleati del Pse”

Una cosa mette tutti d’accordo: la collocazione internazionale del Pd, ribadita a più riprese da Francesco Rutelli. Insomma, spiega il presidente Dl, “mai detto che non staremo con il Pse, ho detto piuttosto che non entreremo nel Pse: ovviamente come siamo alleati del Partito democratico, siamo pronti a stare insieme con chi è parte della storia della socialdemocrazia”. Quindi, nessun sodalizio con il Pse come vorrebbe la Quercia, ma nemmeno una chiusura in tronco. Posizione che media con i cugini diessini, ai quali Arturo Parisi subito rivolge una raccomandazione, e cioè evitare “il riprodursi do ogni tipo di quote tra i partiti”, che tradotto significa evitare la spartizione dei posti di potere. Una preoccupazione comune anche a Enrico Letta che senza preamboli, avverte: “Noi che veniamo dalla Margherita a fare i numeri due”. Quindi, al posto di fare gioco forza con la Quercia, è preferibile “aprirsi e mescolarsi” all’esterno. Magari a cominciare dall’ingresso di Marco Follini. E la Bindi, sulla stessa scia, non esita a proporre “una Costituente aperta a tutti, in cui non c’è una prima, una seconda o una terza gamba”. Diversa, invece, è l’impostazione di Beppe Fioroni che subito difende il suo cattolicesimo, precisando che non permetterà che si tratti la Chiesa “come si fa in Cina o si faceva nei Paesi dell’Est, riducendola al silenzio”. Insomma, ognuno difende la sua posizione. E sullo sfondo resta la delusione dei Teodem, che si sentono trascurati e abbandonati dal partito, e la nuova sfida innescata a sorpresa da Romano Prodi. E cioè, la corsa a palazzo Chigi per le elezioni del 2011, per la quale potrebbe scoperchiarsi un pericolo vaso di Pandora.
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