domenica 22 aprile 2007

Rutelli: “Saremo alleati del Pse”

Non c’è stato nessuno strappo eclatante come nella Quercia, ma resta qualche dissapore e qualche ferita aperta. L’assise della Margherita, insomma, poche ore prima la sua conclusione, se incassa una compattezza sull’identità di un partito che intende entrare “a schiena dritta” nel Partito democratico, al tempo stesso porta alla luce le varie sfumature e le diverse anime raggruppate sotto lo stesso tetto.
Una cosa mette tutti d’accordo: la collocazione internazionale del Pd, ribadita a più riprese da Francesco Rutelli. Insomma, spiega il presidente Dl, “mai detto che non staremo con il Pse, ho detto piuttosto che non entreremo nel Pse: ovviamente come siamo alleati del Partito democratico, siamo pronti a stare insieme con chi è parte della storia della socialdemocrazia”. Quindi, nessun sodalizio con il Pse come vorrebbe la Quercia, ma nemmeno una chiusura in tronco. Posizione che media con i cugini diessini, ai quali Arturo Parisi subito rivolge una raccomandazione, e cioè evitare “il riprodursi do ogni tipo di quote tra i partiti”, che tradotto significa evitare la spartizione dei posti di potere. Una preoccupazione comune anche a Enrico Letta che senza preamboli, avverte: “Noi che veniamo dalla Margherita a fare i numeri due”. Quindi, al posto di fare gioco forza con la Quercia, è preferibile “aprirsi e mescolarsi” all’esterno. Magari a cominciare dall’ingresso di Marco Follini. E la Bindi, sulla stessa scia, non esita a proporre “una Costituente aperta a tutti, in cui non c’è una prima, una seconda o una terza gamba”. Diversa, invece, è l’impostazione di Beppe Fioroni che subito difende il suo cattolicesimo, precisando che non permetterà che si tratti la Chiesa “come si fa in Cina o si faceva nei Paesi dell’Est, riducendola al silenzio”. Insomma, ognuno difende la sua posizione. E sullo sfondo resta la delusione dei Teodem, che si sentono trascurati e abbandonati dal partito, e la nuova sfida innescata a sorpresa da Romano Prodi. E cioè, la corsa a palazzo Chigi per le elezioni del 2011, per la quale potrebbe scoperchiarsi un pericolo vaso di Pandora.

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