Il bullo è dappertutto
C’è il «secchione» e c’è chi non indossa le scarpe della marca giusta. C’è l’emarginato (lo straniero, il disabile), ma anche il semplice ragazzo che non si integra nel gruppo. Quasi sempre sono maschi. Ecco l’identikit delle vittime preferite dei bulli-2007 nelle scuole pubbliche così come sono stati fotografati attraverso il numero verde istituito dal ministero della Pubblica Istruzione.
Sono trascorse sei settimane da quando il numero 800.66.96.96 è attivo. Sono arrivate 4437 telefonate, più o meno 120 al giorno da tutt’Italia.
Giuseppe Fioroni ha chiarito che la scuola «non fa lo struzzo» rispetto al problema, ma si aspetta anche di non finire in una «gogna mediatica» per i comportamenti, «assolutamente da condannare», ma di pochissimi. Un rimprovero per la tv che contribuisce a «creare» i bulli quando ci troviamo di fronte a «un fenomeno rilevante da un punto di vista qualitativo ma irrilevante se pensiamo a otto milioni di studenti».
Pochi i casi di bullismo segnalati fra i più piccoli, solo il 5% riguarda le scuole dell’infanzia. Fin dall’inizio il fenomeno era legato soprattutto agli adolescenti, e alle scuole secondarie di primo grado si riferisce il numero più alto di denunce giunto (il 35%). Il 25% arriva dalle primarie, il 19% dai licei, il 15% dagli istituti tecnici e professionali.
I bulli, per come vengono descritti nelle telefonate, sono «ragazzi trasgressivi, che non sottostanno alle regole», e sono «leader di piccoli sottogruppi nella classe». Non è detto che si tratti di scansafatiche («possono avere anche un buon rendimento scolastico») e «provengono da tutti i livelli socio-culturali». In genere il bullismo è opera di un gruppo, ed è fatto di «ricatti, minacce verbali o prevaricazioni fisiche di lieve entità». Solo in casi decisamente meno frequenti vi è una «violenza fisica grave».
Sono state le famiglie, infatti, le più attive tanto nell’informarsi che nel denunciare episodi di bullismo».
Il bullismo è vera emergenza: «Oltre quattromila telefonate in poco meno di due mesi mi sembrano più che eloquenti». Marialori Zaccaria, presidente dell’Ordine degli psicologi del Lazio, sostiene che «la scuola dev’essere ripensata perchè torni ad educare. Innanzi al fenomeno del bullismo è importante mettersi in situazione di ascolto e chiedere al giovane: “perchè fai così, perchè fai il cattivo?”. E non etichettarlo con un ’sei cattivo».